Nuovi giocattolini… da provare!
Ne avevamo lungamente parlato, anzi scritto sul numero di dicembre/gennaio 015 del nuovo albero Reverse, “partorito” dalla brillante mente di Andea Cella per quel di Reptile!
Ora siamo finalmente al dunque: il primo albero rdm al mondo con la base reversibile che diventa l’unico albero universale e compatibile con tutte le vele in circolazione è… saldamente tra le nostre capienti mani per un test “esclusivo”!
Tutto molto semplice… una base che a seconda di come si innesta nel top cambia le caratteristiche dell’albero: basta scegliere il lato della base da infilare sul top, inserire l’albero nella vela, mettere la prolunga, armare. Il gioco è fatto.
Volete cambiare curva? Disarmate, invertite l’estremità di base, inseritela sul top, armate. Semplice, rivoluzionario e a prova di rimbambito!
Conoscendo bene i miei “polli”, nonostante lo caratteristche dell’albero siano riportate su ogni “lato” della base… ho siglato con il pennarello CF per side 1 (curva tra il constant ed il flex) e CH per side 2 (curva tra il constant e l’hard) per ricordare ai tester da che parte va montato a seconda della vela utilizzata… dici, che capiranno?! Ah, ah, ah….
E dato che l’albero non ci bastava… da Reptile ecco arrivare un’altra primizia di cui invece mi occuperò personalmente: una bella, leggerissima prolunga 100% carbon Reactive Flex Techonology che non vedo l’ora di provare!
Per l’occasione (torno a parlare del Reverse) vi riproponiamo l’intervista ad Andrea Cella, apparsa sullo scorso numero di Wind News.
Reptile Reverse, un nuovo, quasi incredibile, albero marchiato Reptile Masts. Da dove nasce l’idea?
Per il progetto Reverse ho preso spunto da quello che i grandi artigiani italiani hanno sempre fatto, evitando sprechi, partendo dalle richieste ed esigenze dei consumatori, cercando di contrastare la classica produzione di massa, la famosa “Mass production” con un nuovo paradigma, la “Mass customization” o personalizzazione di massa, rivolta direttamente al cliente finale. Less is more, tre parole che sintetizzano tutto l’R&D che sta alla base di Reptile Reverse, un minimalismo raggiunto attraverso un lavoro di sottrazione del superfluo, in un processo creativo di continua ricerca della semplicità. Puntiamo sul Made in Italy, a fare ciò che il mondo intero ci invidia, prodotti di alta qualità, unici nel loro genere.
Ma com’è possibile creare un prodotto “custom” che sia disponibile e che, soprattutto, vada bene a tutti?
È stata una bella sfida, ma ci sono riuscito. Ho ideato, brevettato e costruito un albero unico nel suo genere, la prima ed esclusiva versione di albero reversibile al mondo, capace di formare due archi di curva diversi semplicemente “invertendo” la base ed innestandola al top dall’estremità (e quindi dalla curva) preferita. Semplicemente. Un albero, più curve, più opzioni per il vostro stile, per le vostre sensazioni, che facciate wave, freestyle, slalom o semplicemente freeride. Non è magia, è semplicemente dedizione, passione ed orgoglio di averlo concepito, sviluppato e prodotto in Italia.
Hai quindi creato un albero compatibile con tutte le vele del mercato?
Esatto, proprio così. Sulla compatibilità degli alberi sono stati scritti dei poemi, oramai sono anni che i vari brand si prodigano a sottolineare l’importanza di avere sull’albero lo stesso marchietto della vela. Non mi esprimo in merito, ma sentite questa: dato che al giorno d’oggi la maggior parte delle vele possono essere armate usando alberi diversi da quelli consigliati, rinomati sails brands pubblicizzano questa “proprietà” indicando tabelle di compatibilità sui propri siti e cataloghi. E sono gli stessi che dicono che le loro vele devono essere armate SOLO ed ESCLUSIVAMENTE con il proprio albero. Un bel controsenso, non vi pare?
Una vela con un profilo “rigido” sulla base può essere armata anche con un albero “constant”, una vela con un top “constant” può essere armata con un albero “flex top”, mentre una “hard top“, un po’ forzatamente, con un “constant”. Quello che fino ad oggi non si poteva fare era riuscire a far combaciare gli estremi, ad esempio utilizzare un albero “flex top” con una vela “hard top”. Durante lo sviluppo delle nuove vele, i sail designer e gli atleti/tester trovano un “compromesso” (chiamato anche trim ideale) tra lo shape della vela e la curva dell’albero usato nei test. È facilmente intuibile quanto questo “trim ideale” sia alterato dal peso e dall’abilità del tester, dalle condizioni del vento e del mare, dalla tavola, dalla pinna e dal boma utilizzati. Tutte variabili che possono andare bene a molti, ma non a tutti.
A complicare ulteriormente la situazione intervengono le alte tolleranze di produzione a cui sono soggetti i nostri amati rig. Prendiamo la vela: se il taglio dei pannelli e l’assemblaggio degli stessi sono troppo veloci (e nelle produzioni di massa questo è un dato certo), le nostre vele potrebbero avere delle differenze di alcuni millimetri rispetto al modello originale; e pochi millimetri fanno la differenza nel nostro “gioco della precisione”, cambiando radicalmente la nostra curva predefinita. Anche la fibra di carbonio ha delle tolleranze abbastanza alte, così come la resina e tutto il processo manifatturiero che sta alla base della produzione dei nostri gioielli in carbonio (sempre più spesso prodotti all’estero, rientrando giocoforza anch’essi nella mass production). Per darvi un’idea, pochi mm. di differenza fanno variare di 1 punto l’IMCS. Con il nostro strumento digitale abbiamo misurato le curve di centinaia di alberi presenti sul mercato. Ad ognuno di essi sono stati rilevati 7 punti di freccia in flessione, e come risultato abbiamo riscontrato una media di +/-2,5% di variazione sulla curva dichiarata dal brand. In termini millimetrici significa una differenza dai 2 ai 5 mm. da albero ad albero, e magari proprio dall’albero usato per lo sviluppo del ”trim ideale”.
Gli atleti possono ovviare a questi “inconvenienti” provando decine tra alberi e vele, trovando alla fine quelle più vicine al risultato voluto. Ma come può un normale utilizzatore beneficiare di questo famoso “assetto perfetto” ? Come fa a migliorare il proprio rig, quando la vela e/o l’albero sono fuori dalle tolleranze?
Con Reptile Reverse il sogno diventa realtà: con un unico albero è possibile coprire tutto il range di curve possibili del mercato. Inoltre è possibile migliorare le prestazioni della propria vela “customizzando” il profilo a seconda del proprio peso, dello stile, della misura della vela stessa e dalle condizioni del vento e del mare.
Le prolunghe che abbiamo in casa vanno bene? O bisogna cambiarle?
Non bisogna cambiare assolutamente nulla. Basterà scegliere il lato della base da infilare sul top, inserire l’albero nella vela, inserire la prolunga, armare. Il gioco è fatto. Volete cambiare curva? Disarmate, invertite l’estremità di base, inseritela sul top, armate. Semplice e rivoluzionario.
A chi consigli il Reptile Reverse?
A tutti! Avete una vela di qualche anno fa e il brand ha cambiato le specifiche di curva degli alberi nuovi? Reptile Reverse fa al caso vostro. Siete dei freestylers e volete rendere la vela più neutra in transizione e potente nello stacco? Reptile Reverse vi permette di fare il tuning necessario alle vostre necessità. Siete dei Waver e avete bisogno di un albero potente o di uno più morbido a seconda della condizione che trovate? Ruotando la base del Reptile Reverse potete “regolare “ la potenza della vela. Amate fare del freeride/freerace e percepire nuove sensazioni, provando diversi stili e trim? O semplicemente, volete avere il primo vero albero universale, adatto alle vele del presente, passato e futuro? Reptile Reverse segna una nuova era, all’insegna dell’altissima qualità e del Made In Italy.
Vedo che il Reptile Reverse è disponibile solo in formato RDM che sarà tra l’altro quello che avrò “l’onore” di provare a breve. A quando gli SDM?
Ho progettato e brevettato anche la versione SDM, che però ha bisogno di qualche miglioria.. una cosa alla volta!