Naish Icon 130/2207
“Ieri ho affiancato Gilbe per i test dei freeride 130 litri e delle 7.0 metri…. vuoi che ti dia un giudizio spassionato su queste attrezzature e sull’uscita?! Beh… penso che tu sappia come amo fare le foto e quindi ti basti sapere che prima di uscire ho preferito stare a lungo sul moletto a scattare, sperando che il vento calasse… ma purtroppo non sono riuscito a seccarlo del tutto. Posso dire però di essere uscito, surfato e rientrato dopo un’oretta senza neanche bagnarmi i polpacci… uuuuh, che gioieza! Ora devo solo scrivere le mie impressioni…”
Questo è quello che raccontava ad un amico in una mail, il caporedattore di Wind News e questo vi dovrebbe dare un’idea della sua “competenza” riguardo ai test di questi materiali che, per fortuna, sono scritti a quattro mani e quindi possono essere letti senza troppo “controindicazioni”. Il “capo” non vuole più uscire con vele sopra la 5,7, ma ha almeno il merito di circondarsi di “collaboratori” in grado di fornire un giudizio attendibile su tavole e vele della nuova generazione freeride/freerace.
Questo Icon 130, largo e compatto, evidenzia uno shape abbastanza aggressivo, visti i profondi cutout ed i bordi relativamente affilati ha un’aria grintosa ed un look tutto sommato piacevole.
L’ampio pad che copre buona parte della coperta, dalla scassa d’albero alla poppa, è un mono strato abbastanza sottile che diventa a doppio strato sotto le straps. Queste sempre molto rigide e posizionate molto esterne (il modello dello scorso anno evidenziava una assetto delle straps molto più accentrato) sommate alla posizione abbastanza arretrata della scassa d’albero, si rivelano non proprio il top dell confort soprattutto in presenza di surfisti alle prime armi.
La sensazione iniziale è quella di una tavola sicuramente non tra le più accessibili del settore: perfettamente a suo agio su un piano d’acqua piatto, patisce un po’, forse anche a causa della rigidità della struttura della tavola, la presenza di ciop pronunciato: in questo caso le caviglie sono messe a dura prova e la “guida” deve essere attenta e fisica.
La partenza in planata è leggermente in ritardo rispetto ad esempio al Naish Freeride Slalom 125, ma chi mastica windsurf da più tempo troverà subito il bandolo della matassa. Una volta partito, l’Icon viaggia molto alto sull’acqua, senza necessitare particolari input per impostare un buon angolo di bolina. Se siete dotati di buona tecnica e se non siete troppo soprainvelati, condizioni in cui il controllo è più impegnativo, potrete spremere da questa tavola una velocità di tutto il rispetto al traverso e nei laschi “fuma” gambe. Andatura questa, che richiede una conduzione più tecnica per mantenere la tavola schiacciata sull’acqua soprattutto se si usano vele sopra la 7.5.
In strambata l’Icon 130 si esalta: la pinna da 40 cm di serie, che ha supportato bene la 7.0 e a cui abbiamo abbinata, svolge bene il suo lavoro e non risulta troppo “dura” da far girare. L’Icon risponde subito alla pressione dei piedi ed al cambio di direzione, tanto che non c’è bisogno di un pilota particolarmente esperto per uscire belle veloci dalla curva.
Se la strambata è quasi un gioco da ragazzi, la virata è un gioco da… principianti, anche perchè volume e larghezza offrono quel minimo di sicurezza per manovre più elementari a surfisti di peso intorno ai 75 chili.
Per concludere una tavola dalla doppia personalità, non troppo accessibile ai freeriders alle prime armi, ma che ripaga con prestazioni di punta rilevanti e con un carving sontuoso, soprattutto se alla guida ci sono surfisti dotati di buona tecnica e di peso non proprio piuma.
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