Cabo verde 07
testi © Luca Bernardini
Photo ©Fabio Varesano e Claudio Millanti
Quello che voglio raccontarvi è un viaggio in uno degli spot più
rinomato per le sue onde perfette, ma pesanti come schiacciasassi,
pronte a maciullare la costosa attrezzatura che ci siamo sudati tanto.
Quelle onde che recentemente sono state surfate dagli atleti del PWA
durante la prima tappa del WORLD TOUR, fotografate dai migliori
fotografi del mondo e pubblicate su tutte le riviste del settore.
Insomma, a sentire tutte queste “voci Incontrollate” Cabo Verde sembrerebbe andare bene solo per i professionisti o per i dilettanti.
A leggere il report di Gilberto, apparso sullo scorso numero di gennaio, ero ancora più perplesso, ma non potevo credere che in tutta l’isola di Sal non ci fosse uno spot wave dove non rischi la pelle ogni volta che sbagli.
Sono voluto andare a verificare di persona, tanto alla peggio, se è vero ciò che dicono, esco in costume nell’acqua turchese oppure, subito il richiamo delle onde, rompo un po’ di attrezzatura e facciamo girare il mercato, che nel caso del windsurf, ne avrebbe davvero bisogno.
La presenza in loco del mio caro amico, e in un certo senso sponsor, Francesco Massa (il vero Surfactivity Man) ha reso l’organizzazione molto più agevole. Infatti ha da poco aperto a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Santa Maria e dal centro del paese, una fantastica guest-house, molto originale, che consiglio caldamente a tutti coloro che, con un minimo di spirito di avventura, vogliono evitare i villaggi e i pacchetti vacanze all-inclusive che a mio parere sono piuttosto deprimenti. L’arredamento è particolare e molto piacevole, le camere sono adatte ad ogni esigenza e la pulizia è assicurata (lo dico perché negli altri alberghi o appartamenti non è sempre così).
I servizi offerti sono tutti quelli di cui potreste avere bisogno: internet, telefono, micro-onde, deposito attrezzatura, ecc…
Dal tetto potrete controllare molti spot dell’isola o rosolarvi al sole.
A chi se lo può permettere, non avendo famiglia al seguito, raccomando di acquistare biglietto last minute on-line: un sito molto valido è welcomeonline.it. Potrete risparmiare il 40% se aspettate una settimana prima e il 50% tre giorni prima della partenza. Ovviamente il posto non è assicurato, ma per chi non è legato a date precise è il top.
Il trasporto della propria attrezzatura è abbastanza caro, circa 300 euro, ma potrete portarvi tutto quello che volete, inoltre l’affitto del materiale per 2 settimane supera questa cifra. Fondamentale è però dichiarare l’extrabagaglio al momento dell’acquisto del biglietto.
Finalmente il mio compagno di avventura Fabio Varesano, con il quale ho condiviso molte delle migliaia di trasferte windsurfistiche fin dalle origini della maledetta passione, mi manda una mail che mi conferma la prenotazione dei biglietti.
Così martedì sera il mio principale sponsor, sostenitore e, all’occorrenza, anche fotografo (mio padre), ci accompagna a Malpensa.
Dopo una notte insonne a causa dell’emozione per l’imminente partenza e delle scomode panchine dell’aeroporto finalmente il check-in.
Con una sacca da 70 kg a testa è inevitabile che il cuore inizi a battere così forte… ma fortunatamente va tutto liscio e 6 ore dopo siamo su un pick-up con i bagagli, in maglietta e costume (che a gennaio è comunque piacevole), direzione Santa Maria.
Già dall’alto dell’aereo avevo controllato che ci fosse vento, e infatti dopo aver montato le nostre 5.3 ci siamo concessi una rilassante uscita freestyle nella baia proprio di fronte al centro surf Angulo.
Il giorno successivo abbiamo deciso di spostarci con un taxi alla ricerca di vento più sostenuto e, in assenza di swell da ovest, ci siamo recati a Shark Bay: lo spot dei kite sulla costa est.
Il posto è da sogno: una baia lunghissima con sabbia bianca e acqua turchese, dove le tartarughe di mare vengono spesso a deporre le uova. Le condizioni non sono delle migliori, infatti il vento on-shore, leggermente più forte che negli altri spot, rovina le onde che il reef alza ad una cinquantina di metri dalla riva. I kiters occupano una piccola porzione della baia così che una vasta zona sopravento rimane del tutto libera. Inoltre lo spot viene snobbato da molti windsurfisti e non è raro ritrovarsi da soli. A mio parere, anche se le condizioni non sono il top, ma comunque molto rare nelle nostre acque, si possono trascorrere giornate incredibili: se il vento è leggero, il posto è adatto al freestyle-wave, che va tanto di moda in questi anni, infatti le onde rimangono molto distanziate tra di loro permettendo così di manovrare in ampi specchi d’acqua piatta. Le rare volte che il vento si fa sostenuto, Shark Bay è l’ideale per saltare mure a sinistra e spesso anche surfare, stile Teneriffe.
Raccomando a chi pratica il surf da onda, e a chi vuole imparare, di portarsi la tavola: la settimana seguente il vento non si è fatto vedere, ma fortunatamente un potente swell da ovest si è abbattuto sull’arcipelago sollevando onde perfette. Ponta Sino è lo spot ideale per i principianti: un’onda di circa 1 metro e mezzo si srotola quasi perpendicolare alla riva sabbiosa, ed è possibile, dopo aver surfato un’onda, ritornare sul point break semplicemente passeggiando sulla riva. Una sorta di giostra che va avanti sino al tramonto (che da qui è davvero uno spettacolo indimenticabile).
Destre e sinistre si susseguono percorrendo la costa ovest, spot deserti attirano la nostra attenzione, ma il vento è ancora troppo leggero e le onde troppo grosse per le mie capacità di surfista a braccia. Il tanto sospirato vento si fa sentire timidamente dopo diversi giorni di attesa, ma fortunatamente i siti meteo prevedono un rinforzo per tutta la settimana e oltre; la mareggiata è ancora al massimo della sua potenza.
È il momento di esplorare la costa ovest a bordo del solito taxi (il mezzo migliore se vi fermate poche settimane: vecchi pick up che vi accompagnano dove volete e vi ritornano a prendere, specie se non li pagate all’andata, per pochi soldi). Lo spot migliore che troviamo è Caletta Funda, appena prima di un piccolo paesino di nome Murdeira. Lo spettacolo è impressionante: barre lunghe centinaia di metri e alte più di 2 si innalzano a circa 150 metri dalla riva rocciosa, lasciando così il tempo di ricomporsi e ripartire dopo le frullate rovinose. Il vento side-off è leggero ma permette di recarsi sul break e di planare perfettamente in surfata. L’entrata in acqua si effettua da una piccola lingua di sabbia e lo shore break praticamente assente la rende piuttosto agevole. Una volta in acqua le onde si rivelano più grandi di quello che sembravano e anche piuttosto potenti. Non sottovalutate mai le onde oceaniche, che, anche se di dimensioni ridotte, possono strapparvi l’attrezzatura dalle mani prima che possiate accorgervene. Qui è difficile farsi trasportare fino sugli scogli a riva, ma non impossibile, specialmente se il vento è davvero scarso.
Consiglio i calzari, che all’occorrenza possono davvero fare la differenza.
Una volta presa confidenza con le onde nei giorni seguenti, Caletta Funda è diventata per noi una vera e propria palestra: senza la paura di sbagliare, infatti, tutti i nostri tentativi e azzardi iniziavano a realizzarsi e le nostre surfate divenivano sempre più sicure e radicali. Gli aerials iniziavano ad essere atterrati davanti alle onde e i cut backs erano sempre più spettacolari.
Solamente in una occasione le onde troppo grosse e close-out, e il vento scarso impedivano qualsiasi via di scampo al termine delle surfate. Queste condizioni ci hanno spinto a surfare un altro picco più sulla destra rispetto a Caletta Funda. Qui le onde sono più corte e vicine a riva, il rischio di essere risputati sulle rocce si fa più pressante, ma la corrente questa volta spinge verso il canale di uscita, dove le onde non si infrangono. La dimensione rimane notevole e le onde sono più ripide. Potrete osservare le onde infrangersi su questo reef solamente nelle occasioni di grossa mareggiata, ma quando accade lo spot è splendido.
Nonostante la sfortuna di non aver potuto osservarlo “al lavoro”, un altro spot è da segnalare: poco dopo un promontorio chiamato Monte Leao, e prima dell’ormai famoso Ali Babà, si nasconde uno dei migliori secret spot dell’isola, che da quando è stato nominato da Josh Angulo come location alternativa per le gare del PWA, non è più tanto secret.
Purtroppo non abbiamo avuto né il tempo né le condizioni adatte per scoprire altri spot, infatti l’ultima settimana della nostra permanenza, anche se il vento non è mancato, la mareggiata si era attenuata, permettendoci solo uscite nell’acqua piatta della baia.
Per concludere posso assicurarvi che anche per voi apprendisti wavers, Cabo Verde è una meta invernale adatta alle vostre esigenze: abbiamo verificato che gli spot sono numerosi e le condizioni che troverete sono di ogni genere. Avendo a disposizione un po’ di tempo, potrete anche scoprire nuovi break e nuove baie ancora vergini.
È frequente che il vento non cessi mai per mesi, ma purtroppo non è quasi mai molto forte e talvolta è inferiore ai 15 nodi (soglia minima per la mia 5.3), ma da dicembre a maggio soffia costantemente permettendovi di planare, al limite con attrezzature più grosse, ogni giorno.
Qualche consiglio sull’alimentazione e sul divertimento serale non può mancare… se vi piace il pesce potrete fare scorpacciate di tonno e Serra a meno di 4 euro al kg, ma anche il pollo è buono e si trovano comunque tutti gli ingredienti per ottime pastasciutte. Per il dopo-cena il Tam Tam, un pub gestito da irlandesi, è tranquillo ed economico; ma se volete un po’ di movimento dopo mezzanotte, il Pirata è la scelta giusta: le serate sono divertenti e originali, i prezzi comunque più bassi che nelle nostre discoteche.
Ringrazio Francesco, Debora e Bobo per la splendida ospitalità; il mio paziente compagno di viaggio Fabio, che insieme ad un fotografo emergente, il caro Claudio Millanti, mi ha scattato centinaia di foto; il mio papà, che per il secondo anno passa una notte in bianco per accompagnarmi all’aeroporto e ovviamente tutti i miei sponsor che mi hanno messo a disposizione i migliori materiali in circolazione: Surfactivity, Challenger Sails, Drops, Waverunner, Side-on e Techart Fins.
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