Dahab 2006

dahabTesti e foto © smink

Licia Colò ti darei un bacio… tranquilli, non mi sono improvvisamente innamorato della bionda conduttrice di “alle falde del Kilimangiaro”, ma sicuramente devo ringraziare lei se la mia stecca del vento annovera già + 5 uscite nel nuovo anno al 10/01/06….
Poco prima di Natale, Licia ha proposto, anche per rilanciare un po’ il turismo nella parte egiziana del Mar Rosso, frenata dagli attentati a Sharm dello scorso anno, un servizio in cui si parlava di Blue Hole, il famoso Buco Blu che si trova ad una decina chilometri da Dahab. La fortuna ha voluto che Silvia assistesse a quella puntata, e quando già ero ormai rassegnato ad un capodanno sulla neve, visto anche come scia la mia compagna… scoccasse la scintilla.
“Perchè non andiamo a Dahab per capodanno?! Abbiamo messo via quattro scudi dalle vacanze a Tarifa di quest’estate ed invece di comprarci le porte per la casa, potremmo pagare la rata del condominio e…”
Ragazzi… sono dell’idea che le porte possono aspettare: è solo dal 94 che devo comprare quella della camera da letto e della cucina e poi, secondo me, la nostra mansarda è più bella così, solare… ma soprattutto le occasioni bisogna prenderle al volo! Silvia non aveva ancora finito di parlare che avevo già telefonato ad Anneliese della Sun and Fun e prenotato…
E dire che il giorno prima, al Panda che mi raccontava di aver pagato 300 euro per la sua quota di affitto per la casa nella ridente (?) località sciistica di Limone Piemonte, avevo risposto che io ne avrei pagati almeno altrettanti per non soggiornare neppure un attimo nella casa che i miei genitori, hanno nelle vicinanze. Babbo Natale mi ha ascoltato e non ho dovuto spendere nulla per evitarmi un terribile (detta alla Fantozzi) capodanno sulla neve. Il mio snowboard è rimasto in cantina, ma non mi sono purtroppo scampato il capodanno a casa, rito che mi mancava da diversi anni, visto che la partenza per l’Egitto era previsto per l’uno mattina.
Le ultime uscite del 2005, quella di domenica 11/12 a Noli con l’uragano da Nord e quella, bella, di sabato 16/12 ad Albenga… mi avevano lasciato… glassato!
Ad Albenga c’era grecale da 4,7 e ero stato in acqua un bel botto con il risultato che quando sono uscito, avevo mezza faccia paralizzata dal freddo…. mezz’ora con il riscaldamento dell’auto a manetta per riuscire a parlare e per risentire sensibilità. A parte che per la cronaca ho chiuso la mia stecca ‘05 a sole 87 uscite a causa dei vari “accidenti” che si sono abbattuti lo scorso anno su di me, avevo proprio bisogno di scaldare le mie ossa. Ancora di più dopo l’interminabile viaggio del primo dell’anno, alla volta dell’aeroporto di Bologna, con l’autostrada chiusa per neve. Per la cronaca ora, 23 gennaio, le uscite nel 2006 sono già ad 11 e spero prima della fine del mese di superare quota 15… non è detto, ma ci provo!
Se siete d’accordo però andrei avanti con il mio racconto non prima di avervi comunicato che alla spedizione a Dahab si sono aggiunti anche i miei genitori. La cosa mi ha fatto una gran piacere in primis perchè se si ha la fortuna di averli, i genitori bisogna “goderseli” finchè sono in forma ed in secondis, perchè alla prova dei fatti, si sono dimostrati dei buoni compagni di viaggio, anzi migliorati in fatto di “desbelinamento” rispetto alla precedente avventura insieme in Martinica, ormai sei anni fa.
Nonostante sia uno dei più convinti fautori dei viaggi “fai da te” ho imparato a mie spese che per i viaggi “surfistici” di una settimana, non ci sia niente di meglio che rivolgersi ad un agenzia specializzata. Troppo sbattimento portarsi le tavole, cercare le compagnie che te le imbarchino… quello che vale la pena fare, se si fanno viaggi lunghi, non ha senso per pochi giorni, quando poi si ha la possibilità di avere a disposizione una montagna di materiale nuovo e si deve portarsi dietro solo il trapezio ed al massimo la muta…
Anneliese, boss della Sun and Fun Italia, pur conoscendo da anni la mia attitudine “masocchista”, tutte le volte che l’ho contattata, è sempre stata disponibile ed ha sempre fatto il meglio per potermi accontentare. Lasciato a malincuore a casa il “sarcofago” con la mia attrezzatura (con cui, per la cronaca, non sarei mai uscito a parte l’ultimo giorno) ho optato la soluzione di affittare l’attrezzatura in loco e soggiornare in mezza pensione in uno dei tanti hotel proposti dal catalogo Sun and Fun. Da buon ligure avevo scelto la sistemazione più economica del catalogo, presso l’hotel Ganet Sinai, ma il fatto che ci fossero anche i miei genitori, e memore di alcune “filippiche” di mia madre al ritorno dai suoi viaggi sulla qualità degli alberghi egiziani, mi ha fatto scegliere una sistemazione presso l’hotel Swiss inn*, un pelo più costosa, ma più “sicura” per non farsi rompere le balls. * Vi sottolineo che il mio peso ha molto risentito dei mega buffet di questo albergo… che abbuffate!
Arrivato a Dahab ho poi fatto un salto al Ganet Sinai (gli alberghi sono tutti raggruppati lungo la stessa spiaggia) e… a parte che stavano buttando giù una porzione dell’ala vecchia, non era niente male neppure quello, anzi era l’hotel dove c’era più gente in spiaggia, francesi soprattutto che rispetto a noi hanno meno balle per il cervello!
Il primo dell’anno lo sbalzo dai -2 di Bologna ai + 26 gradi alle 10 di sera a Sharm, già mi aveva allargato un grosso sorriso sul viso, ma se vi devo dire la verità, non avevo granchè idea di cosa aspettarmi da questa vacanza. Cercando su internet (dahab+windsurf) avevo trovato un paio di report, uno su www.windsurf-roma.it/diari_viaggio/dahab_report.php e l’altro sull’ormai “ossidato” sito di Wind News, scritto, qualche anno fa ad opera dell’amico Walter Biolchi. Avevo trovato anche un sito (www.harry-nass.com/en/wettervorschau.html) con tanto di previsioni a tre giorni che non lasciavano “presagire” niente di buono, dotato però una web cam che invece alimentava qualche speranza perchè con previsione di vento forza 2, intravedevo qualche surfista planare in lontananza.
Ad aumentare i dubbi contribuiva anche la precedenza esperienza a El Naaba che mi aveva lasciato un po’ perplesso dal totale “isolamento” dal mondo di quella località. Ora vi posso tranquillamente dire che Dahab è un’altra cosa e non sto parlando, come al solito, solo di windsurf.
Una lingua di sabbia costeggiata all’esterno dalla barriera corallina, che la fa assomigliare ad una grande laguna, circondata dalle montagne del Sinai alle spalle e costellata di lunghe spiagge che si gettano in un mare strepitoso… questa è la baia di Dahab, situata nella penisola del Sinai, a circa 120 chilometri a nord di Sharm-el-Sheik. Qui il Golfo di Aqaba raggiunge la sua massima larghezza (circa 28 km) ed i beduini del Sinai, che per primi vi ci si insediarono, chiamarono questo baia, Dahab che in arabo significa oro perchè la sabbia che circonda l’oasi ha lo stesso colore del prezioso metallo. Oltre allo scenario incantevole la caratteristica di Dahab è quella di essere ancora relativamente fuori dai consueti circuiti del turismo di massa che interessa quasi tutte le altre località vicine. In pratica rimane “un’oasi” riservata quasi strettamente ai surfisti, che popolano in massa la manciata di alberghi, posizionati sulla lunga spiaggia.
Una località per surfisti… si, ma attenzione… anche adatta alle loro famiglie. Il fatto di aver viaggiato con i miei genitori mi ha permesso di apprezzare il fatto che anche loro si siano subito trovati a loro agio. Tanto per cominciare siamo in presenza di una spiaggia vera che permette di fare il bagno in tutta tranquillità e sicurezza in un mare che ogni volta che ci si mette la maschera regala uno sorpresa diversa. Una sistemazione adatta anche alle famiglie con bambini piccoli dato che quasi tutti gli hotel dispongono anche di piscine sorvegliate e di ludoteche sulla spiaggia, dove poter lasciare (si spera solo temporaneamente…) i pargoli, e dedicarsi con un po’ di tranquillità ai passatempi preferiti, dal windsurf alla tintarella, dalle lunghe passeggiate sulla spiaggia allo snorkeling. Al proposito, vi segnalo che la vicina barriera corallina è facilmente raggiungibile anche con il pedalò ed una volta arrivati, la sensazione è quella di immergersi in un acquario, con pesci di ogni forma e colore..
Se preferite essere accompagnati da una guida, nelle vostre immersioni con o senza bombole, non c’è problema perchè, lungo la spiaggia, ci sono diversi centri diving che organizzano “spedizioni” nei migliori spot della zona (da non perdere le escursione a Blu Hole, Napoleon, the Oasis….).
Se siete resti a scendere in acqua potete scegliere l’opzione di visitare il reef a bordo delle glass-boat, barche con il fondo di vetro, che permettono anche ai più freddolosi di farsi un’idea di quello che si sono persi a non mettersi la maschera.
Se lo snorkeling non vi basta… sempre dalla spiaggia, che è un po’ il fulcro della vita nella baia di Dahab, vengono organizzate escursioni a dorso di cammello o di cavallo lungo la costa o nell’immediato interno, alla scoperta delle montagne e del deserto che si trovano alle spalle degli alberghi.
Ci sono poi tutti i consueti divertimenti (?) tipici del turismo di massa tipo i materassi o siluroni pneumatici trascinati dai motoscafo, lo sci nautico o il wake board, ma, a dire il vero, queste attività sono il vero ed unico pericolo per i surfisti. Tenuto conto che sotto riva c’è meno vento e che ci sono i principianti che si cimentano nelle loro prime uscite, fa un certo effetto vedere i motoscafi, con a traino il loro “fardello”, fare spericolate ginkane tra decine di, preoccupati, windsurfisti.
Per concludere… se a El Naaba eravamo immersi nel nulla più assoluto, che per due giorni può anche andare bene se si è alla ricerca del relax totale, ma che al terzo giorno comiciava a farci sentire in gabbia… a Dahab, la situazione è molto diversa. A 5 minuti di taxi (ma ci si può anche andare a piedi o in bicicletta) c’è il paese arabo di Maasbat, caratteristico ed accogliente, a parte per i prezzi ormai adeguati allo standard europeo. Mi sono sentito chiamare da un PR, in pratica uno dei tanti “imbonitori” di un ristorante che mi offriva di mangiare pesce a soli (?) 30 euro a cranio… a me, un ligure tirchio come pochi!
D’altra parte però Maasbat è uno dei più informali “agglomerati” del Mar Rosso: un luogo di ritrovo per i giovani di tutto il circondario. In pratica la “vita”, si articola a fianchi della strada che lo attraversa per tutta la sua lunghezza: un innumerevole susseguirsi di alberghi e alberghetti per tutte le tasche, negozi e negozietti, ristoranti e pub in riva al mare ed anche discoteche. Maasbat è un formicolante “casino”, dove si può trovare di tutto, dalla t-shirt alla moda ai manufatti dell’artigianato locale, dal tè alla menta sorseggiato comodamente stravaccato sui caratteristici divani* arabi (*me ne sono costruito uno uguale appena tornato a casa) all’erba a buon mercato, cosa che ha attirato qui, ormai più di vent’anni fa, una colorata colonia di hyppies di cui ancora si vede traccia.
Ma il tutto armoniosamente fuso in una tranquillità totale, rotta soltanto dai richiami dei tanti“butta dentro” dei vari locali e dal vociare dei molti turisti per lo più tedeschi e svizzeri, ma anche inglesi, francesi e soprattutto russi, che ultimamente hanno preso il posto degli italiani, in parte frenati dalla paura degli attentati. E qui ragazzi apro una parentesi… ma dove avranno imparato a surfare così bene tutti questi russi?! Che il Mar Nero nasconda qualche segreto ben custodita, dal punto di vista vento?! Con questo dilemma e confermandovi che questi “figli” del ex Unione Sovietica spakkano di brutto anche in freestyle, passo a parlarvi di cose serie….

Il vento
Trattasi di termico, ma ragazzi… non un termico da bulicci! Il deserto che si stende dietro alla baia, quando comincia a scaldarsi, diventa una “pompa” inesauribile per il vento.
Le statistiche, presenti su tutti i cataloghi Sun and Fun, dicono che i mesi estivi sono più ventosi, con percentuali tra l’80 ed il 90% di giorni di vento superiore ai 18 nodi. Più fa caldo e più il vento è forte; questo giustifica anche il fatto che i mesi invernali da novembre a febbraio siano i più avari in fatto di vento forte. Ciò non toglie che, nel nostro caso, in una settimana, ci sia scappato un 5 su 7, tutto sommato discreto, anche se a parte gli ultimi due giorni, è stato più da 7,0 che da 6.0. Quando è entrato il vento serio, la temperatura si è leggermente abbassata, cosa che mi ha costretto ad indossare il mutino, ma l’ultima uscita con la 5,3, bella sopraivelata, mi ha offerto un’idea più precisa delle potenzialità di Dahab. Il posto è una figata ed anche se lo spot kamikaze fa onde per modo di dire…. mi sono divertito alla grande lo stesso. L’ultimo giorno c’era gente in acqua con la 4,2 e c’erano le condizioni perfette per fare le foto…. peccato che Silvia che avrebbe potuto fare un po’ di foto fosse andata a fare snorkeling al Blue Hole…. per il reportage vi dovete accontentare delle foto, fatte il giorno prima, dai trespoli piantati nel basso fondale della baia protetta. Al proposito vi segnalo che non non è comunque un posto facile per fare le foto action perchè raggiungere Speedy a piedi, traversando la baia con l’acqua alle ascelle e la macchina fotografica in testa non è ne’ semplicissimo, ne’ tanto veloce… infatti la seconda volta che l’ho chiesto a mia moglie…. mi ha mandato a dar via… i piedi, per dirla “educata”!
Ma torniamo a noi: la direzione del vento è sempre la stessa, può cambiare qualche grado di angolazione, ma si esce sempre mura a sinistra, side-off. Se il vento comincia a soffiare dal mattino presto, raggiunge l’intensità maggiore intorno all’una per poi cominciare a calare verso le tre, questo nelle giornate un po’ loffie. Se invece il vento resiste anche in serata, il giorno seguente aspettatevi la mazzata. Questo è quello che accaduto a noi e “caratteristica” confermato dai vari “boss” dei centri windsurf.

La “laguna” e la baia interna
Tenuto conto che sotto riva, davanti agli alberghi, il vento latita, a parte nelle vicinanze del surf center Harry Nass 1, spostandosi verso sinistra guardando il mare, troverete il posto ideale per imparare in tutta sicurezza anche se il vento è più rafficato che fuori dalla lunga striscia di sabbia, che delimita la baia.
All’interno della baia i principianti sono tenuti d’occhio da riva e all’occorrenza vengono riportati ai centri grazie all’intervento dei gommoni in dotazione alle varie scuole.
Nella parte più interna della baia, prima di arrivare nella vera e propria laguna dedicata ai kite, visto la profondità media che spesso e volentieri non arriva alla lunghezza di una pinna slalom, c’è una vasta zona dove l’acqua arriva al trapezio, “attrezzata” con un paio di trespoli piantati nella sabbia, ideali per riposarsi, trimmare i materiali, fare le foto, ecc…
L’acqua è piattissima, ma avvicinandosi alla lingua di terra, se avete bisogno di qualche rampetta per staccare, potete trovare un po’ di cioppo “Noli Style”.

Speedy
Basta dirigersi a destra, guardando il mare, della lingua di sabbia che chiude la baia, per cominciare ad avvertire che il vento si fa serio. In pratica pensate di surfare lungo il lato esterno della lingua di terra fino ad arrivare alla barriera corrallina che parte dalla punta più al largo e prosegue in mare aperto per circa tre chilometri.
In questo spot il vento è decisamente più forte e l’acqua è così liscia che ci si può giocare a biliardo, diventando l’ideale palestra dei tantissimi freestylers presenti, tra i quali vi segnalo il fortissimo inglese Simon Hurrey ed il russo “pelato”, istruttore della windsurfing school “5 Kvadratov”.
Ai comuni mortali come il sottoscritto il piano d’acqua liscissimo permette di giocare, tirandosi bordi “brucia pinna” ad un paio di metri dalla spiaggia fino ad arrivare a manetta in strambata e “sparare” laydown piedi nelle straps a manetta con “attaccato” due rotazione della vela in duck jibe sempre a manetta. Il tutto surfando praticamente in piscina, visto il colore dell’acqua sul fondale di sabbia, dove si vedono persino i pesci che scappano al passaggio e i coralli che in alcuni punti sono veramente vicini alla superficie: occhio alle pinne con la bassa marea.

Kamikaze
Devo essere sincero? Io l’ho trovato una mezza ciofeca… ma è anche vero che probabilmente il vento deve soffiare almeno per un paio di giorni, bello forte, per alzare le onde serie.
Comunque… da Speddy proseguite verso il largo, cercando di trovare un passaggio nel reef in cui si tocca, ma in cui vi sconsiglio di mettere i piedi… i ricci di mare sono grossi come ricci di bosco, parlo di quelli a quattro zampe e dispongono di aculei lunghi e spessi come stuzzicadenti.
Sorpassato il reef vi trovate nel mare aperto del golfo di Aqaba: le onde ci sono, anche grosse, ma hanno la stessa direzione del vento e non fanno picco per saltare.
Si srotolano parallele al reef, formando dei grossi panettoni, abbastanza distanziati da poter essere agevolmente surfati. Diciamo che chiunque può cominciare a fare un po’ di appredistato wave, ma, a mio parere, le onde vere sono un’altra cosa. Ultima annotazione: i centri surf di solito sconsigliano di andare da soli a Kamikaze perché lo spot non è visibile dalla riva e in caso di rotture ci si può trovare in difficoltà.

scarica il report in formato pdf

 

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