Non ci stava più 1: freetest Liquido 7,6 e 9,2 015!
Della serie “non ci stava veramente più” cominciamo a pubblicare stamattina, la prima “puntata” della valanga di roba che non è “entrata”, per una ragione o per l’altra, nel cartaceo di agosto/settembre 015, attualmente in distribuzione.
Al proposito ci sono un paio di articoletti, particolarmente ben fatti che non so ancora se metterò on line o se me li terrò lì per il prossimo numero di ottobre/novembre… ora che ho una settimana di tregua prima di andare in vacanza a Tenerife (che il Signore me la mandi buona…), a boccie ferme, deciderò che fare anche in base all’ideuzza che bolle in pentola, di dare, a breve, una bella rinfrescata al nostro caro, vecchio sito.
Se la cosa mi prenderà troppo tempo, vi leggerete l’articolo sul cartaceo ad inizio ottobre, in caso contrario vi beccherete on line l’articolo di hard bricolage che ho preparato con cura.
Ah, dimenticavo… hard bricolage, che si occupa di come riparare una pinnetta del sup o anche del surf da onda, dato che l’attacco FCS è quello che va ancora per la maggiore in questo campo. In questo caso si tratta di una pinnetta laterale di un set thurster che dotava il sup di un conoscente… riparazione che valeva la pena di fare perchè si tratta di una pinna in fibra di un set thruster che se lo dovete ricomprare, costa dai 70 euro a salire. Non è che un set thruster di FCS Fin M7 in materiale tradizionale (plasticone?!) costi poi tanto meno: si parla di 40/50 euro (e se lo sapevo con il piffero che regalavo pinne a destra e a manca ai miei amici apprendisti suppisti… vero Giuseppe e Giovanni?!), ma la riparazione di quel materiale è possibile (già fatto… ah, ah, ah!), ma un pelo più complicata e sicuramente meno duratura.
Bando alle ciance… andiamoci a leggere il freetest delle Challenger sails LIQUIDO 7.6 e 9.2 2015, curato da Fabrizio Ferretti.
liquid fire - windsurf from fabrizio FERRETTI on Vimeo.
Short clip of 3 days of windsurf up and down tuscany…testing my new sails challenger liquido 9.2 and 7.6..reat tests great days great fun ..perfect shot for my amazing rrd firemove.
Sono un surfista di un metro e 90 per 95 chili di peso e alla soglia dei 50 e dopo aver vissuto per oltre dieci anni di “pane e windsurf” (gestore e istruttore della ex Scuola Kia Orana sul lago di Bilancino), sono tornato 100% al mio precedente lavoro, con un contesto di libertà completamente diverso sia rispetto al lavoro sia rispetto alla famiglia. Ho dovuto riorganizzare la mia vita da surfista riadattandola alle nuove esigenze e al nuovo contesto.
Anche la mia attrezzatura da windsurf non è stata immune dai cambiamenti, infatti, i miei bellissimi slalom X-Fire, comprati per regatare, hanno pian piano lasciato spazio ai meravigliosi Firemove e le mie neve da slalom hanno lasciato il posto alle vele Freeride.
Se per le tavole è stato facile, i Firemove li conoscevo già, per le vele è stato più complicato. Volevo sostituire le mie 4 slalom camberate con delle vele che mi permettessero anche di ottimizzare la quantità di alberi e boma.
Con queste prerogative mi sono messo un po’ a guardare in giro e la mia scelta è ricaduta, sia per disponibilità immediata che per considerazioni tecniche, sulla Challenger Liquido.
Incuriosito, allettato, e sinceramente anche un po’ preoccupato dalle contenutissime dimensioni della misura del boma, di soli 219 cm, ho comprato la 9.2. Poi, dopo qualche uscita e dopo aver venduto le mie vele slalom, ho deciso di effettuare la scalatura comprando anche una 7.6.
Che dire? La 9.2 appena armata sembra una vela race: un profilo profondo ed una armoniosa apertura della balumina, che si ottiene, differenza non da poco con una vela camberata, quasi a “mani nude”. Vorrei precisare che nonostante abbia montato le vele con alberi non Challenger, io ho utilizzato per entrambe le vele RRD Evolution c80 del 2013 e le vele sembrano comunque tornare alla perfezione.
Il primo test l’ho effettuato ai Tre Ponti a Livorno, con uno scirocchetto molto leggero. La planata è quasi immediata; basta pompare un pochino con la mano di bugna e come per magia la tavola, un Firemove 140, decolla. Probabilmente preso dalla smania di planare ho cazzato poco sia il caricabasso che la bugna e così nei primi bordi ho sentito tutta la potenza della vela sulla mano posteriore ed ho dovuto anche riadattare la mia conduzione su un centro velico veramente molto avanzato. Sono rientrato velocemente ed ho aumentato leggermente la tensione di caricabasso ed ho tesato leggermente la bugna e, come per magia, la vela non solo ha mantenuto tutta la sua potenza (il profilo rimane comunque profondo) ma è sparita completamente la sensazione di “tiro” permettendo due ore di planate senza sforzo anche con l’aumentare del vento. La seconda e la terza uscita di test le ho effettuate sul Lago di Bilancino, mio “home spot” da vento leggero. Un rafficatissimo e leggerissimo vento di nord-est, mi ha accompagnato nella mia seconda uscita, dove, grazie alla precedente esperienza livornese, ho regolato subito bene il caricabasso e la bugna ritrovandomi a planare in condizioni di vento così leggero che non mi sarei mai aspettato. Non solo la vela accelera immediatamente ma riesce a passare benissimo anche i buchi di vento per arrivare alla raffica successiva. Il terzo test è avvenuto con vento di sud sudovest che è arrivato anche a raffiche di poco sopra i 15 nodi. Per la prima parte dell’uscita, vento leggero e rafficato, stesse regolazioni della precedente, poi, con l’aumento dell’intensità delle raffiche, sono rientrato per aumentare un po’ di tensione di caricabasso e cambiare l’anello di bugna…. con 2 secondi di regolazioni la vela gestisce al meglio anche le raffiche più insidiose trasformando tutto il vento in velocità pura.
Per testare la 7.6, ho aspettato le previsioni giuste per andare a Talamone, famoso spot toscano per venti termici.
Appena arrivati nel parcheggio il vento comincia già a farsi sentire, preannunciando una bella giornata, quindi tiro fuori il Firemove 120 e monto subito la 7.6: ci saranno 15 nodi di raffica con una base di 11-12 ed appena passo le insidiose secche, per la mia pinna da 40 cm, mando la tavola al lasco e, con mio piacevole stupore, la tavola parte immediatamente in planata. La prima ora scorre via senza neanche accorgermene.
Il vento diventa più costante, l’intensità di base aumenta così come le raffiche che si portano sui 17-18 nodi, decido quindi di fermarmi su una secca e cambio l’anello di bugna e via, la vela ritorna perfetta.
Il vento sale ancora, ci sono sicuramente raffiche superiori i venti nodi e la base sui 18. Rientro in spiaggia il tempo necessario per bere e per aumentare la tensione di caricabasso ed appena ripartito mi ritrovo tra le mani una vera e propria vela slalom.
Sono esausto sono vicino alle tre ore, le mani mi fanno male e si incomincia a vedere qualche inizio di vescichetta ma il divertimento è troppo: stringo i denti, anzi invece che mollare rilancio.
Mi viene un idea: tiro fuori dalla macchina il mio Tabou Manta 64 da 98 litri , la più piccola delle mie tavole slalom che è rimasta invenduta, per vedere cosa succede con questo abbinamento. La tavola vola via velocissima ma la mia conduzione è ancora quella del Firemove, così, alla prima strambata la tavola invece che girare tira dritto ed io mi ritrovo a volare coreograficamente in acqua. Qui si apprezza ulteriormente la ridotta dimensione del boma, infatti, la vela esce dall’acqua come una 5.7.
Non so quanto vento ci sia, le metrature delle vele in acqua si sono notevolmente ridotte, la mia velocità di punta mi sembra elevata, perché́ non controllare se le sensazioni sono giuste?
Prendo dal furgone il mio fedele gps genie gt, che fortunatamente, nonostante il lungo periodo di inutilizzo, da ancora segni di vita, e mi lancio al lasco per cercare di superare il mio scoglio dei 30 nodi di velocità, purtroppo però il vento non è dello stesso avviso, infatti, comincia a bucarsi ed io, non solo non riesco più ad accelerare quanto vorrei ma ho anche difficoltà a mantenere la planata su tutta la baia, il mio peso si fa sentire tutto, comunque, nonostante tutto, con mio stupore, riesco a fare 27.2 nodi.
In conclusione per me la Liquido è un’ottima vela Freeride che sia arma con estrema facilità e si regola con altrettanta semplicità, con un grande range, di utilizzo: se si ha voglia di perderci un po’ di tempo, lavorando sia sulla misura che sull’occhiello di bugna sia sulla tensione di caricabasso, si può estendere l’utilizzo sia sui limiti inferiori che su quelli superiori di vento, se no basta seguire le misure scritte sulla vela ed il gioco è fatto.
La vela si abbina bene sia con tavole orientate alla manovra, dove si apprezza la manovrabilità per la ridotta dimensione della bugna, che con quelle più corsaiole, dove si apprezza la sensazione di velocità da vela slalom.
Poiché la vela mantiene sempre un buon profilo (anche con l’aumentare della tensione di caricabasso, a differenza di altre vele Freeride, che mi è capitato di provare, dove il profilo tende ad appiattirsi) verrebbe la voglia di lasciarla “molle” di bugna per approfittare ancora di più della potenza (come ho fatto io la prima volta), ma questa non è la scelta giusta: bisogna invece dare una minima tensione di bugna per evitare che, a causa delle stecche morbide, la vela si gonfi ulteriormente perdendo di maneggevolezza e stabilità.
Io la consiglierei a tutti che inseguono semplicità e divertimento, sia leggeri e che pesanti, che cercano attrezzatura veloce e maneggevole sia nella conduzione che nel montaggio.