Isola di Sal 08
Testo smink - photos © debora mazzei/silvia berretta
Ritorno a Sal ovvero… otto anni possono essere un’eternità!
Ero stato a Sal, l’ultima volta nel 2001… quell’anno c’ero andato due volte nel giro di tre mesi, affascinato dal… nulla! Ma quell’isola dove non c’era niente, quel lungo e stretto tavolato di roccie e sabbia, aveva esercitato su di me un grande fascino. La contrapposizione con il modo di vivere, frenetico (anche se il mio non può essere paragonato a quello di chi vive nelle grandi città) di casa nostra e il ritmo rilassato capoverdiano, la potenza dell’oceano che regola tutt’ora la vita a Sal, quel silenzio e quella tranquillità di alcuni posti incantevoli che l’isola offre, la scelta di mollare tutto per andare a vivere lì, senza troppe pretese, che alcuni Italiani avevano intrapreso… insomma questo ed altro ancora, mi avevano fatto tornare a casa con il pensiero che se, ad un certo punto, avessi deciso di cambiare la mia vita, Capo Verde e Sal in particolare, avrebbero potuto essere la mia meta finale. Molti di quelli che ci sono stati staranno pensando che sono pazzo… come si fa da andare a vivere in un posto dove non c’è nulla… la risposta è o meglio era, visto come è cambiata nel frattempo l’isola… è che il mondo è bello perchè è vario, c’è chi cerca chissa che e c’è chi per sentirsi in sintonia ed in pace con il mondo, ha bisogno di molto poco!
Per mia fortuna, probabilmente, a casa mia sto così tanto bene, che l’idea di lasciarla non mi ha mai realmente neppure sfiorato, ma capisco benissimo la scelta dell’amico Francesco che spinto dai miei racconti, magari anche po’ troppo entusiastici su Sal, dopo essere andato a verificare di persona, ha deciso di lasciare la cipposa Genova, come dice lui, per andare a vivere là, costruendo la bellissima Surfactivity guest house a Santa Maria, che è stata un po’, la ragione di questo viaggio. Volevo vedere di persona cosa era riuscito a realizzare, lontano da casa, in quell’angolo di terra, una volta dimenticato dal Signore, il buon Fra.
Altri miei “compaesani” con il passare del tempo hanno seguito l’esempio di Francesco, magari con meno mezzi e facendo dell’arte dell’arrangiarsi virtù, ma tutto sommato, rincontrati a distanza di anni, li ho trovato felici e convinti della loro scelta.
Detto questo, voglio raccontarvi le mie impressioni quando mi sono ritrovato a Sal dopo sette anni, giusti, giusti. Non prima però di “benedire” lo stop didattico di mia moglie che ha permesso questa settimana al caldo, fuori stagione. A dire la verità Silvia aveva una mezza idea di una bella settimana bianca, ma alla sola idea, purtroppo i miei impegni di lavoro si erano infittiti così tanto da dover dire… devo lavorare, vai tu magari ti raggiungo!
Gli stessi impegni sono di colpo spariti, quando si è prospettata l’idea di un last minute a Capo Verde, tanto che anche i miei genitori, che tutt’ora rimangono sulla “breccia” della premiata ditta editrice, hanno deciso di mollare la “presa” per una settimana.
Ho cominciato a “tessere” la mia tela prospettando un solo volo molto economico, con la possibilità di essere ospiti nella capiente guest house di Francisco e poi il “ragno” ha accalappiato le sue prede. Se si dispone una sola settimana, da sabato a sabato, è abbastanza difficile, trovare solo volo per Sal ed i prezzi orbitano intorno ai 350 euro a cranio. Passavano i giorni e la situazione non si sbloccava, ma a questo punto è entrata in gioco San Annaliese della SunandFun, da me contattata per un amico che voleva andare a Dahab (a proposito troverete il servizio il mese prossimo). Ho colto l’occasione per chiedere se c’era qualche offerta dell’ultimo momento su Boavista o Sal… ed entrambe le destinazione avevano prezzi abbordabili!
Scartata a malincuore Boavista perche partenze e ritorni sono di martedì, abbiamo optato per Sal con formula Roulette 4-5 stelle (o Djadsal Holiday Club**** oppure Crioula*****) 550 euro a cranio all-inclusive (a parte le tasse, i visti e gli adeguamenti carburante… cari!)
La formula Roulette prevede, a seconda del… culo che si ha, di finire in una sistemazione a 4 o 5 stelle, allo stesso prezzo.
Da quando l’hotel Leme Bedje, una delle proposte Sun+Fun più convenienti negli anni scorsi, è in fase ristrutturazione per diventare un mega residence esclusivo, Anneliese propone anche i grandi villaggi dei maggiori tour operator che operano sull’isola. Abbiamo scelto questa nuova opportunità che rispetto a quelle proposte dalle normali agenzie, vanta in più l’esperienza della Sun+Fun Italia da tanti anni specializzata in viaggi per windsurfisti.
Visto che per il trasfert del solito sarcofago con la tavola, la compagnia area Neos chiede almeno 200 euro, ho preferito, sfruttando per una volta il pass partout di Wind News, proporre una collaborazione con il locale Centro Planet (Fanatic - North sail) ed avere in uso, per tutta la settimana, un Fanatic All Wave 82, che tra l’altro non avevo ancora testato ed un rig North Sails 2008. Per essere ancora più tranquillo, avevo già contattato Fra che nel capiente container davanti alla guest house, aveva disponibile una sacco di materiale compresi un bel po’ di alberi rdm ed anche, tramite il buon Robert Hofmann, il locale centro Mistral per provare eventualmente qualche modello di tavola 2008 che ancora il nostro test team non aveva provato.
La cosa che mi interessava di più era quella di poter portare via l’attrezzatura dai vari centri ed andare a surfare negli spots con onda per non essere costretto ad uscire nella baia di Santa Maria, che in condizioni normali, mi ricorda un po’ troppo Noli!
Con questa premessa nel pomeriggio di venerdì 15 febbraio, abbiamo raggiunto il funzionale areoporto di Bergamo, con il vecchio Grand Vojager, (che questa volta è andato e tornato senza rompere nulla nonostante abbia appena superato il traguardo dei 330mila chilometri!), ed in perfetto orario alle 20,50 siamo partiti destinazione Sal. All’una e dieci ora locale siamo atterrati accolti dal tepore dell’isola e siamo stati prontamente accompagnati con il pulman, nelle nostre sistemazioni.
“Sal è l’isola degli italiani, tutti i più grossi progetti edilizi sono opera di italiani, tutti qui parlano la vostra lingua e se non vi capiscono fanno finta…” questo ci ha detto la nostra guida capoverdiana durante il tragitto dall’aereoporto agli alberghi e questo avrebbe dovuto aprirmi gli occhi su quello che mi aspettava a Sal e che non potevo vedere nel buio della notte capoverdiana, ma invece di aprirsi, la palpebra si abbassava sempre più per la stanchezza…
Prima parlavo di fortuna… ed infatti il nostro consueto grosso culo ci ha permesso, insieme a qualche altro fortunato, di finire nel villaggio a 5 stelle. Personalmente preferisco sistemazioni un po’ più spartane e surfistiche, anche se ho mangiato bene e come un bue, ma il Crioula (ed i suoi mega buffet…) è uno spettacolo di villaggio anche e soprattutto per i mie genitori che ci accompagnavano in questa avventura. A proposito la mattina dopo, sono quasi riuscito a “terminarli” entrambi, proponendo una passeggiata a piedi sulla spiaggia, dal Crioula a Punta Petra, visto che la giornata si presentava bigia e senza vento. Due o tre chilometri se non di più, tutti sulla sabbia, stancano e mio padre si è arreso a metà strada, mia madre un po’ più in là… lasciati a riposare, io e Silvia, abbiamo proseguito sempre più increduli. Qualcosa non tornava, mi ricordavo Punta Preta come un posto isolato, che proprio in questa sua solitudine e nella forza delle onde aveva tutto il suo fascino. Ma ora, mentre ci avvicinavamo alla meta, tutt’intorno si vedevano, a perdita d’ occhio, hotel e villaggi di ogni grandezza e fattura. Dove una volta si facevano i bagni, nudi perche tanto non c’era nessuno per chilometri, nelle piscine naturali originate dalle maree, ora c’è un mega residences con tanto di bagnino e pedalò sulla spiaggia. Poco più in là, dove ci sono le famose capanne di pietra, che tante volte avete visto nelle foto della Punta, è sorto un ristorante prefabbricato in legno. Che delusione ragazzi… la vista di decine di gru che Punta Preta regala guardando verso l’interno… beh non è certo quello che avevo lasciato nel 2001! E meno male che allora si diceva che i lavori edilizi nella zona retrostante alla Punta erano stati bloccati dal governatorato locale per non deturpare la zona. Pensa che cosa sarebbe successo se avessero incentivato l’edilizia, visto che il paese di Santa Maria ha almeno raddoppiato la sua grandezza e si sta rapidamente estendendo verso il deserto a nord est. Sal ed in particolare Santa Maria ed il sud dell’isola è cambiato veramente molto: in paese sono sorti negozi, bar, barretti, internet point gestiti da indiani o cinesi (!) e persino il buon Rudi che affittava i mitici motorini Califfone ha trasformato la sua attività in un moderno take away.
Presto Sal assomiglierà sempre di più alle Canarie, perdendo gran parte del suo fascino, ma questo potrebbe non essere un male se la “ricchezza” indotta da questa operazione edilizia portasse benessere anche ai locali.
Ho idea però che dopo essersi affrancati dalla dominazione portoghese, i capoverdiani siano passati direttamente sotto quella dei nuovi “proprietari” dell’isola, i grossi costruttori, che lasciano ai locali, come massima aspirazione, quella di entrare a lavorare nei villaggi turistici come camerieri, cuochi, operai o al massimo animatori.
Va beh bando ai discorsi più grandi di noi… una volta abituati alla nuova veste di Santa Maria che è in pratica un enorme cantiere a cielo aperto e alla nuova popolazione dove i locali si “mischiano” con i tanti “immigrati” dal Senegal, della Guinea Bissau e delle varie regioni africane, attratti dal relativo benessere delle isole di Capo Verde, Sal mantiene ancora intatto il suo fascino, non appena si lascia Santa Maria.
Basta affittare un’auto o farsi portare in giro con un pick up, per “respirare” vecchie emozioni: la solitaria Caleta Funda ad esempio è tale quale a come l’avevo lasciata. L’ultima volta che ero uscito qui in windsurf per poco non ci lasciavo la pelle… le onde troppo grandi ed il vento troppo forte che mi strappava via la vela ogni volta che provavo un cut back avevano messo a dura prova la mia abilità. In questa vancanza invece me la sono goduta insieme agli altri spot come Rife… peccato che proprio dietro a quest’ultimo spot stiano costruendo un mega villaggio con campo da golf e quando il vento soffia più forte, si alzi dal cantiere una nuvola di terra rossa che rende impossibile surfare senza rimare acceccati. Nonostante questi aspetti, con il passare dei giorni, purtroppo pochi, il lento incedere del ritmo delle giornate capoverdiane ha preso il sopravento e la visione dell’isola “deturpata” ha lasciato spazio alla solita sensazione di tranquillità e benessere che Sal riesce a regalarmi tutt’ora. E vorrei vedere… sveglia alle 9,30, giusto per non mancare al mega buffet per la colazione, mezz’oretta per il ruttino e telefonata a Francesco per decidere il da farsi per la giornata in base al vento e alle onde. Lasciati i genitori in spiaggia a verificare i fondali con la maschera o all’esplorazione dell’isola (Palmeiras, Buracona e Pedra do Lume, la costa do Fragata a est di S.Maria per vedere le tracce delle tartarughe che si possono vedere di notte con un po’ di fortuna in carne e ossa…), camminata a piedi, giusto per concludere bene la digestione, dal Criuola alla Surfactivity guest house, lungo la nuova passeggiata realizzata per congiungere tutti i villaggi e residence situati ad ovest con Santa Maria. Raggiunta la Surfactivity guest house (veramente bella e finemente arredata: può ospitare comodamente almeno 30 persone) che è situata vicino a Punta Leme, a 200 metri dal Centro Planet, rapido consulto e dopo aver chiamato i pick-up, anche per gli altri clienti della guest house e caricato tavole e vele presso il Centro Planet sul nostro, via in direzione degli spots che offrono le condizioni migliori nella giornata. Quando Fra riavrà il suo mega furgone Chevrolet, in riparazione da quasi un anno visto i soliti tempi capoverdiani, potrà accompagnare i suoi clienti a surfare in tutti secret spots dell’isola offrendo un servizio esclusivo per i windsurfisti. Dopo aver windsurfato tutto il giorno a Rife o Caleta Funda in condizioni così belle che me le sono sognate di notte per tutta la settimana successiva, rientro con il pick up (10 euro da dividersi in quattro per farsi portare e riprendere con “armi e bagagli” nei vari spots) alla guest house e camminata, giusto per stuzzicare l’appetito, fino al Criuola. Quattro chiacchiere sull’andamento della giornata con i genitori e via per un’altra mega abbuffata serale al buffet del villaggio! Un sorso di Groug o Ponch (la versione addolcita del liquore locale) per digerire e via a vedere le stelle sdraiati in spiaggia o per che ha voglia al Pirata a ballare. Che dire… i ritmi saranno stati anche lenti, ma la settimana, vissuta in questo modo, è volata via in un attimo, persino l’ultimo giorno senza vento, con 31° gradi all’ombra, passato all’insegna dei bagni e della vita da spiaggia. A proposito… ho constatato con stupore che il 90% della gente che popolava i vari villaggi non è mai uscita dal complesso, nemmeno per andare in spiaggia, passando le loro giornate in piscina… cosa avranno raccontato al ritorno a casa, senza in pratica sapere dove sono stati?!
scarica il report in formato pdf